INTERVISTA – M+A, TALENTI ITALIANI DELL’ELETTRONICA SOLARE

a cura di Luigi Lupo

Si conoscono ad un concerto. Entrambi sono di Forlì e suonano in due diverse band del panorama grunge e sperimentale. Ma c’è un filo comune che li unisce: la musica elettronica, le influenze norvegesi, la voglia di inventare.  Da lì nasce il progetto “M+A”, duo formato da Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli.  Che si confermano una rivelazione della musica elettronica italiana. Tanto da esportarla, la scorsa estate, a Glastonbury, uno dei più importanti festival musicali europei.

Nelle loro produzioni c’è solarità, è un’elettronica molto più pop: meno scura, ipnotica, più funk e soul con sfumature di hip-hop. Eleganza e stile che rendono il progetto uno dei più interessanti degli ultimi anni.

Abbiamo intervistato telefonicamente Michele Ducci, il più giovane del duo.

Ciao Michele, come e quando è nato il duo “M+A”?

E’ nato nel 2009 quando sia io che Alessandro suonavamo in due band diverse grunge e sperimentali. In un concerto, ci siamo confrontati e sono nati molti punti di contatto. Così abbiamo cominciato a lavorare insieme e a dar vita alle prime produzioni. Inizialmente il nome era “AM”, poi ci siamo trasformati in “M+A”.

 Quali sono le tue influenze musicali e quelle che sono dietro il progetto?

Tutto è partito dalla nostra passione per Kim Hiorthøy, producer norvegese che è anche un illustratore. Ancora oggi ci ispira tantissimo.  Nel nostro background ci sono ascolti molto vari: naturalmente Air e Phoenix ma anche elettronica giapponese. E poi anche molto jazz.

 La vostra popolarità, musicale e non, si è accresciuta quando, la scorsa estate, avete suonato a Glastonbury. Raccontaci questa esperienza.

E’ stata molto interessante. Innanzitutto ci sono piaciuti i criteri di selezione delle band che avrebbero dovuto suonare. In Inghilterra c’è molta più serietà e severità e si valorizzano le produzioni a prescindere dalla nazione di provenienza degli autori. Infatti, noi siamo stati l’unico gruppo straniero ad ottenere la possibilità di suonare nel festival partendo da quella selezione.  Durante i giorni, abbiamo intrapreso esperienze importanti come una collaborazione col produttore di Jamiroquai. Insomma, il suonare in sé in quel festival ci è risultato marginale. Perché è un occasione in cui rendono i grandi gruppi. Mentre per noi, progetto di caratura inferiore, è apparso un impegno più fisico. Ci siamo dovuti spostate in macchina da località a località oppure camminare e sguazzare nel fango. In ogni caso, tanta gente è rimasta ad ascoltarci.

Da “These Days”, forse il lavoro più riuscito e rappresentativo di “M+A”, a “Anyway Milkyway”, ultimo Ep uscito negli scorsi giorni, sembra essere cambiato tanto. A livello musicale, un orientamento quasi più dance, tropicale e balearico. A partire dalla traccia “Do the shout”. Quali sono i punti di contatto e di divergenza tra l’ultimo EP e le vostre precedenti produzioni?

In realtà, la prima differenza è che a questo lavoro non abbiamo pensato tanto.  “These Days” era nato in maniera più concettuale, aveva avuto più input metodologici.  “Anyway Milkyway”, invece, è un contenitore di lavori che avevamo messo da parte e che andavano lanciati. E’ un lavoro di transizione che propone qualcosa di divertente ma di diverso rispetto alle nostre sonorità caratteristiche. In più, nella genesi del lavoro, è  stato fondamentale l’intervento di Matteo Cantalupi nel master e nel mixer. E’ lui che ha dato tanta influenza alle tracce dell’EP.

Nel corso di questa estate, quali sono gli appuntamenti più interessanti dove suonerete?

Faremo parecchie tappe questa estate e tante sono ancora in programma. Saremo ad un festival in Inghilterra dove l’headliner è Bjork ma ci affascina tanto l’idea di portare il nuovo set, che sarà molto originale ed innovativo, in Puglia al Locus Festival di Locorotondo. Non vediamo l’ora…

Ascolta “Anyway Milkyway”

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