INTERVISTA – FRANK SATIVA, più di un produttore…

a cura di Gigi Salvemini

Classe 1985, Frank Sativa è uno dei più affascinanti e promettenti produttori italiani. Storico dj di Tormento dei Sottotono, anima dei brani di Willie Peyote, da sempre presente al suo fianco, ha fatto delle sue influenze funk e soul un vero è proprio stile tutto personale. Dinamico, introspettivo ma anche particolarmente serio e severo quando si parla di musica. Dopotutto la musica è nel suo DNA da quando era giovane.

Un produttore, ma anche musicista. Durante i live di Willie Peyote è ormai quasi indispensabile la tua presenta sul palco. Vedere sul palco un produttore è solitamente raro. Da cosa dipende questa scelta?

Diciamo che io e Willie abbiamo iniziato insieme, prima di avere una band eravamo solo io e lui quindi per forza di cose…prima di suonare con Willie facevo un po il dj (che poi dj non mi sono mai reputato) con Tormento dei Sottotono. Poi è nata la collaborazione con Willie, e successivamente abbiamo iniziato a portarci dietro un chitarrista. Ora giriamo con la band completa e quindi io sono rimasto. Non mi reputo un musicista, i musicisti sono altri: sono quelli che sono sul palco con noi. Però mi piace tanto l’aspetto live, non lo nascondo e non potrei fare a meno del palco! Cerco almeno di suonare il piano cosi per colmare delle lacune. Non riesco nemmeno a stare zitto al microfono: questo è proprio l’aspetto del live che più mi piace, non posso farne a meno.

Nel tuo stile c’è molto soul. Quali sono state le tue influenze musicali e ci sono stati autori anche italiani che ti hanno particolarmente caratterizzato?

Si c’è del funk e del soul, mi sono avvicinato all’hip-pop perchè arrivo da quella cultura da ballerino di break-dance. Ho ballato per 5-6 anni break-dance quando ero più giovincello e questa roba qui, che non era comunque ciò che avrei fatto e l’ho capito con il tempo come con tutte le cose, mi ha permesso di conoscere il funk, tutta la black music degli anni ’60,’70 e quindi da Curtis Mayfield, Earth, Wind & Fire, James Brown ovviamente…In realtà gli artisti sono arrivati dopo. Io ho conosciuto prima la musica e non sapevo nemmeno chi stessi ascoltando in quel momento o su chi stavo ballando. Poi con il tempo ovviamente la cosa ti appassiona, scopri e fai ricerca. Se vuoi i nomi degli artisti a cui sono legato o uno degli artisti che mi piace di più in assoluto, sicuramente D’Angelo è uno degli artisti che mi piace di più in assoluto.

Dal punto di vista “produttore” quali sono le differenze principali tra i vecchi live di Willie Peyote e quelli con la Sabauda Orchestra Precaria?

C’è una band dietro quindi per forza di cose è sicuramente molto più musica a tutti gli effetti. C’è tutto di più, c’è molto, ci sono più persone quindi anche a livello scenico è tutta un’altra cosa, ci sono tanti strumenti quindi di conseguenza c’è molta più dinamica a livello musicale. Parliamo di un aspetto un pò più tecnico: la sensazione della musica. Lo spettatore “ti prende molto di più in faccia”. Una questione anche un po fisica, no? Quindi sostanzialmente questo. Poi ovviamente nei primi live quando giravamo io e Willie erano diversi perchè giravamo in altri contesti. Andavamo in piccoli locali, centri sociali, quindi posti più piccoli. Ma erano una figata anche quelli perché quelle 300 persone le sentivi una per una. 

Attualmente ci sono cantanti o produttori italiani che segui o ti piacciono particolarmente? C’è secondo te qualcuno che sta realmente scrivendo pagine importanti nella scena musicale italiana?

Allora…mmm non ascolto tanta musica in generale, ti sembrerà strano però è così. In questo io e Willy ci somigliamo molto, non metto la musica di sottofondo, se metto la musica devo ascoltare la musica, non devo fare altro. Non è il motivo principale, ma non “sono più sul pezzo” come qualche anno fa. Ovvio la musica fa sempre parte di me per forza di cose, però non ho più quella ricerca assoluta all’ultimo pezzo o all’ultimo artista come lo era prima qualche tempo fa. Più che altro se il periodo lavorativo è un po più intenso ci riesco. A prescindere da questo, la seconda domanda qual’era? Se ci sono artisti? Ti dico a prescindere dai gusti musicali , sicuramente persone come Salmo o Calcutta, hanno sicuramente cambiato i giochi a modo loro, in ambienti diversi , in modi diversi e generi diversi però hanno sicuramente cambiato le regole del gioco. Quindi se devo fare due nomi sono sicuramente loro due. Ovviamente anche altri hanno fatto cose importantissime in tempi non sospetti, Lo Stato Sociale è tra questi. Tutti insomma a modo loro se vengono fuori è perché hanno fatto qualcosa che prima gli altri non avevano fatto, presumo. Però cambiare proprio i giochi significa che cambi le regole delle cose e del mercato e quindi tutti si adeguano a seconda di quello che fai tu allora sono sicuramente quei due nomi li, in assoluto. Anche se c’è gente che ha fatto più successo di loro, però non significa niente. I The Giornalisti fanno molti più successi di Calcutta però non significa nulla, io non li metterei sullo stesso livello.

Il mainstream e il download gratuito hanno senza dubbio agevolato la diffusione e la conoscenza musicale. Che idea ti sei fatto su questa a volte incontrollata diffusione?

Come tutti i cambiamenti, è inutile fare il saggio della situazione! Siamo in un periodo di cambiamenti quindi le regole non sono ancora scritte, i discografici non stanno capendo niente. Nessuno ci sta capendo niente, nessuno, ok? Anche a chi escono i “colpi”, è forse perché è il momento giusto. Si è trovato al posto giusto, nel momento giusto. Nessuno ci sta capendo molto di tutta questa situazione, ma proprio a livello mondiale. Sicuramente è una cosa figa che abbiamo il telefonino e abbiamo tutta la discografia di tutti gli artisti del mondo quasi in mano. E’ un mezzo come tutti i mezzi a seconda di quello che gli metti dentro e…poi lo puoi portare o meno in giro, no? Quindi se dentro metti una buona musica vuol dire che non ci rimette la musica, se dentro ci metti delle cagate e quelle cagate vanno dentro le top playlist di tutto il mondo allora vuol dire che quel mezzo lo stai usando male. Ma questo è con internet in generale, non è che sto dicendo chissà che cosa. Tanto voglio dire, ci copiavamo le cassettine, ci masterizzavamo i cd e adesso invece la musica è free o paghi 10 euro al mese e sei regolare, capito? Quindi è sempre stato un problema. I soldi si sono spostati anche un pò sui live quindi un discorso un po più ampio in realtà. Se posso dire però una cosa, che quando leggo in giro un po’ mi fa “incazzare”…(scaglio una freccia contro la tua categoria praticamente)… Ogni tanto, proprio perché c’è questa possibilità di arrivare a qualsiasi tipo di musica, di qualsiasi annata ecc, mi dispiace quando vedo poca cultura musicale degli addetti ai lavori: paragoni stupidi, paragoni facili, recensioni stupide giusto per categorizzare un genere senza sapere cosa c’è dietro. Se vogliono sentire un mio disco, ma in generale un disco qualunque, devi sapere che tipo di ascolti avrà quel musicista che ha fatto quel disco. Perché i paragoni vengono fuori sempre a seconda dei propri ascolti, no? Tipo quando dicono: “Ah, Willie sembra Caparezza!!”, “ah, Willie sembra Jovanotti!!!”. No, ma è perché tu ascolti Caparezza o ascolti Jovanotti. Quindi la prima cosa che ti viene in mente è quella roba li, per banalizzare, capito? Questo un po mi sta sul cazzo, perché se sei un addetto ai lavori, se sei uno che scrive di musica e sei quindi diffusione della cultura, tra virgolette, devi sapere cosa scrivi fino in fondo. Molto spesso questa cosa non si vede. Magari a volte ci sono due o tre giornalisti polemici, che però la cultura ce l’hanno e tu non gli puoi dire un cazzo, però si esprimono in malo modo.

A quasi 3 anni dalla sua produzione, quando suona attuale “Io non sono razzista ma…”?

Sicuramente come testo e atmosfera ha “preso bene” ed è sicuramente attuale e lo sarà ancora per mi auguro un bel po’ di tempo. Se poi devo parlare da un punto di vista tecnico: era la prima volta che affrontavo un disco in un certo modo, con altre persone. Molte cose col senno di poi le farei diversamente, però credo non faccia testo perchè è anche una cosa normale. Cresci, ti evolvi, capisci in po’ di cose e cambieresti un suono, cambieresti qualcosa, una dinamica, una batteria, un giro melodico insomma. Ovviamente, credo che sia naturale, è come se leggi un tuo pezzo di qualche anno fa e credo che nel tempo tu sia migliorato, perché la passione ti ha portato a crescere e studiare di conseguenza e quindi mi auguro e credo che sia normale che tu non scrivi più come 15 anni fa, capito? Immagina quindi: “bella l’idea di questo pezzo..figa questa recensione, però in effetti l’avrei potuta esprimere diversamente”. Ecco la metafora è un po quella. Però sono contento per il successo inaspettato che poi ha avuto questo pezzo. Dove ci ha portato. Comunque a distanza di tre anni appunto, con un altro disco di mezzo, è una canzone ancora che si fa sentire soprattutto di questi tempi..

La tua opinione sul terribile episodio accaduto recentemente a Corinaldo…Qual’è secondo te il ruolo che realmente giocano i giovani artisti che si confrontano con le nuove generazioni?

Io parto dal presupposto che per l’episodio di Corinaldo o episodi simili l’artista, l’arte, la musica, qualunque sia la questione, non c’entra proprio niente. L’ultimo dei problemi ma proprio l’ultimo. I messaggi, le cose che dice e i testi in questione è l’ultimo dei problemi. La responsabilità che è un artista è una cosa molto soggettiva e credo che dipenda dalla persona che sei, da come sei cresciuto, che tipo di esperienze ti abbiano portato a fare musica o comunque o l’arte che fai. E’ una cosa troppo soggettiva. Io capisco e apprezzo tutto però non perchè sono paraculo, ma perché capisco la situazione. Capisco i ragazzi che possono fare pezzi che parlano solo di cose effimere e a 20 anni lo eravamo tutti, chi più e chi meno. Forse alcuni di noi molto di più di loro. E metto tutti alla prova, se qualcuno condanna quel genere di vita, quello stile di vita li, li metto tutti alla prova di ritrovarsi a 20 anni con un successo nazionale. Dove magari il tuo compagno di banco alle superiori te la “menava” molto di più, senza motivo poi, di uno Sfera Ebbasta qualunque. Quindi sfido veramente tutti a mettersi in quella situazione, uno. Due, quella roba li dipende da un sacco di motivi a parere mio. Dipendono da persone che vogliono guadagnare molto di più di quello che vorrebbero guadagnare, sia dalla parte del locale, sia dalla parte del management. O parlo di norme non rispettate a volte. Parlo sicuramente di una delle più grandi motivazioni, come l’episodio di Piazza San Carlo della partita della Juve, sia la paura inconscia che ognuno di noi ha in questo momento storico. Perché quella secondo me è la causa più grossa. Se vogliamo parlare di Piazza San Carlo nessuno ha mai detto non è successo niente. Non è esploso un petardo. Non è successo niente. C’è stata solo una grossa paura inconscia che ha degerato e quindi è successo quello che è successo. Di questo però non ne parla nessuno perchè fa comodo. Io sui social non scrivo mai niente, ma l’unica cosa che ho scritto e dico di Corinaldo e mi fa davvero incazzare è che le istituzioni non aspettano altro per cambiare l’effetto ed il significato della parola sicurezza. Non aspettano nient’altro perché con il fatto della sicurezza ci stanno mettendo in gabbia (tra virgolette). Un po si e un po’ no le virgolette. Perché vai nelle stazioni e ci sono militari ovunque, vai nei centri storici e ci sono militari ovunque ecc. Cose insensate. Perché chi viaggia sa che davvero è una cosa insensata. Recentemente sono stato a Parigi e c’era la Tour Eiffel circondata da plexiglass, come se quella roba li evitasse un attentato o come se due pareti di plexiglass o 4 persone in più, militari, possano evitare un attentato del genere. Cioè sono cazzate per avere più controllo su di te. Questo è come la vedo io, senza troppo complottismo. Lo dico in maniera veramente super “lucida”, senza vedere chissà che cosa dietro e mi sembra anche una cosa abbastanza chiara.

Sono andato un po’ fuori dalla domanda per farti capire in merito agli artisti, come dicevo prima, è una questione troppo soggettiva per poter dire che abbiano una responsabilità vera su questa cosa qui e gli artisti in questione poi, e chiudo con questa cosa, rispecchiano quella che è la società. Quindi il rap che ti piaccia o meno, ha sempre fatto questo rispecchiando quella che era la società. Mentre negli anni ’70, quando è nato l’hip-pop in America c’era un contesto di grosso bisogno di venire fuori da quei problemi, ad oggi non c’è più quella roba li. Oggi tutti su Instagram vogliamo essere dei fighi, tutti vogliamo fare le vacanze alle Seychelles, e di conseguenza il rapper vuole la Lamborghini, ma non mi sembra strano. E’ lo specchio di quello che è. Accendi la tv e vedi Maria de Fillippi o la D’Urso, super fighe a 60 anni e quindi è questo il mondo oggi. Questa è la condizione che stiamo vivendo.

Artisticamente parlando cosa c’è nel futuro di Frank Sativa?

Il disco nuovo con Willie sicuramente. E poi la voglia di fare il mio disco questo non te lo nego. Tra una cosa e l’altra, vorrei farlo, ma adesso parlare di…è un’idea. A metà tra un’idea e un ci sto lavorando, ecco. Sto giocando alla possibilità di fare un disco e poi mi piacerebbe sicuramente produrre altre persone, altri artisti. Quello si, sono aperto sicuramente a qualsiasi cosa figa, diversa, quello assolutamente.
In realtà sto già facendo qualcosa, però ecco, sono aperto a nuovi lavori.

Photo by GIORGIO VIOLINO