INTERVISTA – Livia Massaccesi, “Amo la comunicazione visiva legata alla musica”

a cura di Luigi Lupo

“Molti dei miei lavori sono legati alla musica, perché ne sono innamorata ma anche perché ho sempre trovato affascinante la comunicazione visiva legata a quel mondo”. Livia Massaccesi traduce in grafica le emozioni che la musica esprime.  Concetti forti, pochi segni. E’ il suo stile, minimal, semplicistico.

I cantautori illustrati per "This is not a love song"
I cantautori illustrati per “This is not a love song”

Il suo approccio con la grafica applicata alla musica avviene con “This is not a love song”, progetto, a cui Dyl ha già dedicato un’intervista, che realizza copertine di cassettine con disegni ispirati da grandi  canzoni d’amore. Poi ha realizzato ritratti di musicisti italiani e stranieri. Ma non solo. Cura la grafica per una etichetta indipendente e una collana di musica per Minimun Fax.  E tanti altri progetti che fanno di lei un talento della grafica.

Ecco la nostra intervista.

Quando e come hai cominciato la tua attività di illustratrice?

Ho studiato moda e design per poi concentrarmi sulla grafica editoriale e tutto quello che ho imparato in questi ambiti l’ho poi riportato nelle illustrazioni. Le considero un’evoluzione del mio lavoro di grafica, in entrambi casi il mio approccio è lo stesso: raggiungere il messaggio da comunicare con il minor numero di segni.

Il tuo stile è molto semplice, minimale. I ritratti dei musicisti, per esempio, non hanno nè occhi nè altri lineamenti del viso. Cosa trasmette questa scelta?

La scelta di ridurre gli elementi al minimo è una caratteristica che cerco sempre nei miei progetti, che siano di grafica o illustrazioni.

I ritratti, per esempio, sono nati da un ragionamento sulla comunicazione visiva dei volti, lo studio degli elementi che lo compongono e come interagiscono tra loro.

Ho iniziato facendo il mio e, chiedendomi quanto avrei potuto togliere senza intaccare la riconoscibilità, ho capito che bastavano labbra, capelli e forma del viso a definirmi. Chiaramente, avendo così pochi “pezzi”, il lavoro sui microdettagli è indispensabile.

Non so dirti cosa trasmetta ma spesso mi hanno detto che la somiglianza salta all’occhio prima di capire che non ci sono occhi e non c’è naso.

Raccontaci i tuoi progetti e le collaborazioni.

Dopo diversi anni nello studio Falcinelli&Co. ho da poco aperto uno spazio tutto mio.

Sono art director di Lapidarie Incisioni, una piccola etichetta indipendente romana, e con loro ho la fortuna di poter sperimentare molto, ma soprattutto di poter immaginare gli artisti che ne fanno parte in modo totale.

Il mio contributo, spesso, non si ferma alla grafica dell’album.

Con Ilaria Viola, per esempio, siamo riusciti a fare un lavoro molto completo, partito dalla grafica del disco per arrivare alle scenografie e agli abiti di carta usati nel videoclip, ma anche all’immagine dell’artista sul palco.

Per Falcinelli&Co. seguo il progetto della collana di musica di minimum fax, nato con l’idea di fare copertine che ricordassero manifesti di concerti live. L’aproccio a ogni titolo è come se fosse un one-shot mantenendo però una continuità con gli altri (nell’utilizzo dei colori, nel lavoro sulle fotografie, nel lettering).

Insieme a Stefano Vittori (Falcinelli&Co.) ho la direzione creativa di write it, una nuova linea di cartoleria.

Che rapporto hai con la musica? E come è nata la collaborazione con l’entusiasmante “This is not a love song”?

Molti dei miei lavori sono legati alla musica, perché ne sono innamorata ma anche perché ho sempre trovato affascinante la comunicazione visiva legata a quel mondo.

La collaborazione con This Is Not A Love Song è nata con il lancio della loro collana di musicassette di cantautori italiani; in quell’occasione mi hanno chiamata per realizzare i primi 20 ritratti di cantautori e la cassettina di Fine dell’estate dei Thegiornalisti.

Da quel momento il nostro lavoro insieme non si è ancora fermato, qualche mese fa ho disegnato per loro il primo vinile della collana /el’pì/ (“On the beach” di Neil Young) e da poco abbiamo lanciato i nuovi 26 ritratti di musicisti stranieri.

Invece, quali sono i tuoi punti di riferimento, i grandi artisti che hanno accompagnato il tuo percorso di crescita?

Non ho mai scelto grandi artisti come riferimenti assoluti. Penso che tutto ciò che ho studiato e osservato, non solo negli anni della crescita professionale ma da sempre, influenzi i miei lavori. Ci sono cose che amo molto, legate alla mia formazione in moda che sicuramente hanno caratterizzato il mio approccio all’illustrazione; per esempio i grandi fotografi di moda della metà del ‘900, il lavoro di Alexey Brodovitch su Harper’s Bazaar, le illustrazioni di René Gruau, Lora Lamm.

 

MINIMUMFAX

LAPINC_ilariaViolaScenogr