INTERVISTA – Populous: “Dietro ogni lavoro ci deve essere un concept”

a cura di Luigi Lupo

La critica lo ha osannato come una delle rivelazioni e dei talenti della musica elettronica. Ma guai ad etichettarlo: Populous(Andrea Mangia) è contaminazione, incontro di stili e culture che vanno dall’Inghilterra alla west coast. Passando anche dal Salento, sua terra di origine. Situazioni, generi che si uniscono per creare un percorso musicale vario ed originale.  Populous è ormai un nome affermato nel panorama elettronico e si prepara a portare in tour, nei prossimi giorni, l’ultimo album, “Night Safari”.  Lo abbiamo contattato per una piacevole chiacchierata di metà mattina.

 Come nasce il progetto Populous?

A fine anni ’90. Ero un ragazzino quando ho cominciato e Populous era il nome di una band di liceali che suonava indie e noise-rock. Il gruppo è poi sparito e ho utilizzato il nome per fare altro.

Quali sono gli artisti e gli indirizzi musicali che hanno guidato le tue produzioni?

Fondamentale per me è stato l’ascolto del rock d’oltreoceano, gruppi quali Smashing Pumpinks, Pixies o Sonic Youth. Poi mi sono spostato in Inghilterra,  a Londra, e lì è arrivato l’avvicinamento all’elettronica. E alla sperimentazione. Ho preso le prime macchine, ho cominciato a lavorare su quella base ispirato dalla scoperta della Warp. Da dove è nata la passione per le produzioni di Aphex Twin o Boards of Canada. Insieme all’esplosione del trip-hop.

Le tue produzioni si sono distinte per essere difficilmente catalogabili in un indirizzo musicale: c’è l’elettronica così come l’hip-hop e il beat-jazz. Questa contaminazione è ciò che insegui quando sei in fase di produzione?

Ogni mio lavoro è spinto ed ispirato da un “concept” che si ritrova nelle copertine. Il primo, per esempio, “Quipo”, è metropolitano, oscuro. E il lavoro grafico lo conferma. Il secondo, invece, “Queue For Love”, presenta elementi hip-hop, riporta ai suoni acidi e psichedelici della west-coast. Il terzo, “Drawn in Basic”, lo definisco naïf. Ed era quello che volevo: la copertina è “giocattolosa”, è un collage proprio per raffigurare un lavoro che voleva rispondere a questo tipo di concetto.

Recentemente, il magazine “Rockit”, nella classifica dei migliori 100 dischi del 2014, ti ha posizionato al secondo posto col disco “Fall” realizzato con Cuushe. Te lo aspettavi?

Non me lo aspettavo. Così come di uscire nelle prime posizioni di un listone su GQ oppure, come accadrà nei prossimi giorni, su altri magazine musicali . E’ una cosa figa quanto inaspettata. Ho fatto molto in Italia, mi sono preso delle belle soddisfazioni ma solo ultimamente sto ricevendo questa considerazione.

Ciò forse perché ora l’elettronica in Italia è più sdoganata mentre all’estero roba del genere era già ascoltata e spinta. Nel nostro paese c’è una tendenza ad apprezzare le cose che sono passate prima dall’estero. Faccio un esempio: la italo-disco, nata da noi, è stata per molto tempo apprezzata fuori dai nostri confini, dopo è tornata a ricevere consensi.   Oppure il caso di “Clap, clap” che ora sta sfondando ma, fino a qualche tempo fa, era poco considerato nonostante io lo considerassi dall’inizio un genio. All’estero non hanno paura di avvicinarsi a roba nuova.

Qual è la collaborazione di cui sei più orgoglioso?

Parto dal presupposto che è sempre bello condividere con gli amici le proprie passioni, le proprie produzioni. Quindi sono entusiasta di aver lavorato con tutti coloro che mi hanno affiancato. Se devo fare un nome, però, cito “Dose One”: sono un fan dei “cLOUDDEAD” e quando il mio produttore lo ha contattato, lui non ha esitato ad accettare la proposta. E’ stato per me un grande piacere.

Tu sei pugliese, in particolare salentino. Cosa pensi del movimento musicale elettronico di questa regione?

Ci sono parecchie realtà interessante.  Parlo di “Congorock”, che è salentino ma ora vive negli States. Oppure Jolly Mare, che ha suonato al Sonar, Michele Mininni e tanti altri. C’è una bella realtà anche nel panorama hip-hop con una schiera di interessanti beatmaker come Bambooze. Loro sono amici ma comunque c’è una scena che merita considerazione.

Si sta per chiudere l’anno ed è periodo di bilanci e listoni. I 3 dischi che ti hanno sorpreso in questo 2014.

Mark Barrott – Sketches from an Island

Clap! Clap! – Tayi Bebba

Chancha Via Circuito – Amansara

I 3 dischi che non possono mancare nella tua libreria musicale?

Boards of Canada –  Music has the right to children

Air- Moon Safari

Smashing Pumpkins- Siamese Dream