REPORT – The Internet, sensazioni uniche

a cura di Marco Rosito

Dopo oltre tre mesi di attesa – in seguito all’annullamento del tour nel dicembre scorso – i The Internet arrivano finalmente in Italia. Per la prima volta e a Milano. Circostanza più volte rimarcata dalla frontman Syd tha Kid, che ci tiene a ricordarci che «we’re making history!». Ed effettivamente di storia si tratta perché questi sei ragazzi (in questo tour senza il chitarrista non ancora diplomato) si sono ormai affermati come “the best new thing” e sono diventati un punto di riferimento nel mondo del soul e dell’rnb grazie alla loro costanza e alla qualità delle loro produzioni.

theinternet_milano_doyoulike2Il Biko Club ha risposto al meglio, registrando il tutto esaurito e richiamando gente di tutte le età e da ogni dove. Fantastica la selezione d’apertura a cura di

AkaSoulsistaRadio (Irene Lamedica e Steve Dub) che riscalda gli animi prima di lasciare spazio alla band che apre in strumentale per poi esplodere all’entrata in scena di Syd con Get Away, brano di apertura del loro ultimo lavoro Ego Death (2015).

La qualità della band è estrema e spiazzante in relazione all’età media. La sezione ritmica capitanata da Chris Smith alla batteria e Patrick Paige al basso regala solidità e groove a palate mentre a colorare il tutto ci pensano le tastiere di Matt ‘Martians ‘ e il Rhodes di Jameel Bruner (fratellino dei più famosi Stephen AKA Thundercat e Ronald).

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La voce di Syd è unica e trasmette calore e dolcezza, anche quando invita a cantare il ritornello arrabbiato di Just Sayin’ «you fu*ked up!». Ci accompagna in un viaggio che da Ego Death passa per Feel Good (Partners in crime, Doncha) e Purple Naked Ladies (Garden, Love Song-1, Live it Up) alternando atmosfere più rilassate, come nella fantastica Girl o in Penthouse Cloud, a sonorità in stile Jamiroquai (Live it Up, Somthing’s Missing) ai quali la band non ha mai nascosto di ispirarsi.

Sulle note di The Garden, dopo poco più di un’ora di concerto, la band si congeda tra gli applausi del pubblico, speranzoso in un ‘encore’ che purtroppo non arriva. Rimane comunque una serata indimenticabile per tutti quelli che hanno avuto la possibilità di assistervi, con la rara fortuna di essere in un club dove il palco è a piano del pubblico, cosa che regala sensazioni e sound davvero unici essendo a strettissimo contatto con la band.

Un plauso va anche alla direzione artistica che ha puntato su questa band molto prima della nomination ai Grammy’s e della notorietà raggiunta in questi mesi, regalandoci un concerto che difficilmente in futuro potrà ripetersi in una dimensione così intima.