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BOOMERANG, LA PLAYLIST DI DOYOULIKE.ORG – OTTOBRE 2017
1_ The doomed/ A Perfect Circle (single 2017)
13 anni. Questa è la durata dell’attesa per il nuovo lavoro degli APC. Se i “matematici dell’heavy metal” ovvero i Tool non vi hanno mai attratto particolarmente, qui potrete ascoltare il loro frontman Maynard James Keenan in una versione sempre malinconica ma più melodica seppur ancora difficile da inserire in un genere musicale specifico.
2_Let’s dance / David Bowie da “Let’s dance” (1983)
Dopo 5 album sperimentali in cui la RCA a fatica stava dietro la produzione e la promozione del suo lavoro, a Bowie venne sicuramente chiesto di produrre materiale più fruibile dalle masse. E pop fu. I capelli si accorciarono e diventarono biondo platino, gli arrangiamenti divennero più impersonali e arrivò il successo internazionale studiato a tavolino. Forse la crescita della stima per il proprio lavoro non fu direttamente proporzionale alla crescita del suo conto bancario e della sua fama, ma non mancò un atteggiamento critico nei confronti del sistema musicale. Questo si può riscontrare abbastanza facilmente nella metafora di questo video importante anche per aver portato all’attenzione l’atteggiamento razzista dell’Australia bianca nei confronti degli aborigeni, i cui volti mai apparivano in televisione. Quando tutti sono contro di te cosa altro puoi fare? “Put on your red shoes and dance the blues!”.
3_ Nothings gonna hurt you baby / Cigarettes After Sex da “I.” (2012)
Le note iniziali di basso mi hanno ricordato vagamente un brano degli XX. I C.A.S. hanno avuto un enorme successo mediatico e il riverbero promozionale si è amplificato nella condivisione dei loro brani sui social media da parte di tanti nuovi fan entusiasti. Quando vorrete far entrare l’atmosfera rarefatta di giornate uggiose dalla finestra senza aprirla vi basterà ascoltare questo brano.
4_ Ocean (Bloom) / Radiohead ft. Hans Zimmer
Bloom era già amata dai fan di Yorke&friends. Ma i Radiohead e Hans Zimmer hanno unito le forze per reinterpretarla per la serie di documentari della BBC Blue Planet II. Ne è risultata ocean (bloom)arricchita dagli archi eterei, sognanti ed epici del compositore tedesco già autore delle musiche di colossal come Il Gladiatore, Interstellar e Dunkirk e dell’attualissimo Blade Runner 2049.
5_ To believe / The Cinematic Orchestra ft Moses Sumney (single 2017)
Il Jazz e il post-rock in questo singolo non si sentono. Sembra quasi non siano loro, fatta eccezione per l’atmosfera sempre intima delle composizioni, vedi la loro espressione massima ‘ To build a home’. È molto forte la componente soul. Bello il lavoro quasi totalmente acustico, il crescendo finale con archi e cori e il timbro vocale soft di Moses alla stregua di voci androgine come quella del cantante dei Cigarettes After Sex tanto per citare esempi disponibili in questa playlist. Come molti fan sarò severo nella critica dell’album poiché i Cinematic Orchestra sono uno dei gruppi di riferimento del mio background musicale. Spero di sciogliermi al prossimo ascolto.
6_ Venus in furs / Velvet Underground da “Velvet Underground and Nico” LP (1967)
La chiave di lettura che preferisco di questo brano è quella che mi porta a capire l’identità artistica di Lou Reed. L’esercizio per arrivare a questa lettura è ascoltare la versione originale cantata da John Cale. La melodia dolce da ballata della versione demo cantata da Cale viene stravolta nella versione definitiva. Sull’arrangiamento divenuto serpentino domina la voce impassibile di Lou, cool anche mentre esprime il desiderio di essere schiacciato da stivali luccicanti nel buio e frustato a sangue.
7_ Keep quiet / Orelle da “Argo” (2017)
Nello stantio panorama jazz italiano popolato da onanisti senza nulla di nuovo da dire incontri un giorno Orelle. Una musicista con due palle grosse così. Perché canta in italiano testi eleganti e profondi scritti di suo pugno e con arrangiamenti nu-jazz quasi completamente acustici. Dov’è la novità? Nel fatto che Argo è anche un disco pop che può portare come un cavallo di Troia il jazz alle orecchie di un pubblico nuovo e più ampio per questo genere. Compagni di viaggio in Argo o che se preferite il cavallo suddetto si porta in pancia sono Dimartino e Fabrizio Bosso in due brani dell’album.
8_ Shaolin Monk Motherfunk / Hiatus Kaiyote da “Choose your weapon” (2015)
A chi crede che non debba essere il mercato a creare l’artista farà piacere leggere come dichiarazione d’intento le parole pronunciate dalla cantante e chitarrista di questa nu-soul band australiana, Nai Palm: “Penso che ormai le frontiere, sia quelle fisiche che quelle metaforiche, non esistano più. Chiunque può scoprire nuove ispirazioni semplicemente navigando su YouTube, mentre un tempo per fare un certo genere musicale dovevi essere nato nella sua comunità di riferimento, e magari averlo assimilato saccheggiando la collezione di dischi di una vecchia zia. Oggi il mondo è a portata di clic, e questo ci ha regalato una palette sonora molto più ampia: se c’è qualcosa che tutti noi (riferendosi a Frank Ocean, FKA Twigs, Blood Orange e Solange Knowles, ai quali la giornalista aveva paragonato gli Hiatus Kaiyote) abbiamo in comune è che facciamo il tipo di musica che ci fa piacere sentire, e lo facciamo con coraggio. È molto triste quando un artista orienta le sue scelte in base alle mode del momento…”. Per poi concludere dicendo:” Siamo sinceri nella nostra ricerca, e questo aiuta molto la gente a entrare in sintonia con i nostri album.”
È tutto ciò che volevamo sentire. Questo è lo stralcio di un’intervista che potete trovare per intero sull’illustre magazine italiano ‘Musica Jazz’, proprio per rimanere in tema di ricerca in rete.
9_ Time is the enemy / Quantic da “The 5th Exotic” (2001)
Quando anni fa iniziavo a cercare musica jazz contemporanea trovai Quantic. Tra una batteria acustica, campionamenti latin-jazz e questa atmosfera cupa da trip-hop questo brano del dj e producer inglese Will Holland mi era piaciuto particolarmente. Ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti e di musica dalle mie orecchie e l’ascolto di questo brano continua ad essere piacevole.
10_ Underwater Love / Smoke City da “Flying away” (1997)
Una voce ammaliante, intima e sensuale scorre tra leggere percussioni samba mid-tempo di un trip-hop ispanico. Amore fluido in una giungla acquatica di suoni cantato in inglese e portoghese da Nina Miranda. Nel 1997, anno di uscita di questo album, il trip-hop era l’evoluzione del blues qui contaminato anche da bossa-nova e acid-jazz e suonava nuovo. Oggi è un piacevole sound vintage e al tempo stesso etereo, entrato di diritto tra gli album cult di quel periodo.