REPORT – Il “principe” De Gregori e il fascino di un borgo pugliese

 

a cura di Valeria Carrabs

L’atmosfera appena entrati nella cittadina pugliese di Stornara è quella delle classiche feste di paese, vecchie signore a chiacchierare davanti ai seminterrati, le giostre caotiche e rumorose, bancarelle di dolciumi e frenesia dei cittadini, e non solo, accorsi per godere di quella serata festosa. Niente, all’inizio, suggeriva che da lì a poco “il principe” della canzone d’autore all’italiana sarebbe comparso su quel grande palco montato nell’area mercatale. Fortunatamente l’intervento del sindaco in apertura ci fa realizzare che, sì, Francesco De Gregori sta per salire sul palcoscenico. Pochi minuti dopo ed eccolo entrare, solo, a braccia aperta, quasi a voler abbracciare tutto il pubblico presente. Nessuna parola, parte la musica e la schiera di applausi.

 

Tante generazioni in unica piazza, dal bambino sulle spalle del genitore all’anziano munito di ogni dispositivo tecnologico per rendere indelebile quel momento. Con leggera eleganza De Gregori si fa accompagnare dalla sua band, composta da numerosi elementi, segno che quello che stiamo vedendo non è un concerto di serie B, come molti potrebbero pensare di fronte ad una performance gratuita in piazza. Per l’occasione sono presenti Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Paolo Giovenchi (chitarre), Lucio Bardi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino), Alessandro Arianti (hammond e piano), Stefano Parenti (batteria), Elena Cirillo (violino e cori), Giorgio Tebaldi (trombone), Giancarlo Romani (tromba) e Stefano Ribeca (sax). Il concerto è composto da poche interazioni con il pubblico, piuttosto timide. Francesco De Gregori incita il pubblico in modo delicato, quasi timido nascosto dietro il suo cappello e gli occhiali scuri. Una cosa però è ben visibile, il suo sorriso e la sua gratitudine, non a caso le poche parole rivolte al suo pubblico sono di ringraziamento. Gli amanti più longevi dell’interprete sanno benissimo che i suoi concerti hanno bisogno di pochi effetti speciali, di fatti la performance si sorregge da sola sulla forza delle canzoni e della loro interpretazione.

Si comincia con un repertorio fatto di classici : la straordinaria L’agnello di Dio, L’angelo, La storia siamo noi, Battere e Levare e una delle più recenti Vai in Africa Celestino dall’album Pezzi del 2005. Tutte eseguite d’un fiato, senza fermarsi un attimo. Le uniche pause erano scandite dal ritmo degli applausi alla fine di ogni brano. E poi Il Principe parla, con sorriso quasi beffardo si rivolge al pubblico dicendo “Beh, lo sapete… Ho tradotto dei brani di Bob Dylan, non so lui come l’abbia presa ma non mi ha fatto ancora causa quindi..” e subito parte Servire qualcuno (Gotta serve somebody) dall’album di cui è protagonista il tour “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e Furto”, in cui traduci con amore e rispetto 11 brani dell’artista da sempre amato dal cantautore. In questa occasione ce ne fa assaporare tre pezzi, Un angioletto come te (Sweetheart like you) e Come il giorno (I Shall be released) per poi “tornare in Italia”, come ci avvisa Francesco, con una schiera di altri grandi classici. Unica nota negativa, forse, era il poco calore da parte del pubblico, forse intento ad assaporare ogni parola del grande maestro ma davvero poco partecipe. Per fortuna arriva Alice a scaldare le gole dei presenti ma niente di più. Questo però non ha impedito a chi scrive di lasciarsi andare a piccoli passi di danza seguendo quel ritmo da canzone popolare intrinseca nei pezzi di Gregori. In fondo chi meglio di noi pugliesi poteva lasciarsi trascinare. Per questo la reazione del pubblico ha lasciato in me un po’ di amaro in bocca. Dopo quasi una ventina di canzoni, tra cui La leva calcistica della classe ‘68, Niente da Capire, Titanic e Generale, il concerto sembra concludersi con l’intramontabile Rimmel. De Gregori e compagni lasciano il palco. La “cattiva” partecipazione del pubblico si nota anche da qui, in pochissimi a incoraggiare l’uscita dell’artista che fino a quel momento aveva deliziato le orecchie del suo pubblico con magistrale esecuzione della sua fedele armonica. Quando poi riaccendono le luci, eccolo lì sul palco: “So che molti di voi sono venuti qui per ascoltare questa canzone” e parte La donna cannone, con palpabile emozione da parte di tutti. La performance è davvero finita. Francesco ringrazia e augura la buonanotte proprio con Buonanotte Fiorellino.