REPORT – Willie Peyote a Torino, il rap che parla a tutti senza banalità

a cura di Marco Rosito

È sempre più facile giocare in casa, vero. Ma se riempi una delle sale concerti più importanti di Torino e riesci ad avere con te sul palco il meglio del passato e del presente del rap italiano, beh forse la strada l’hai già segnata.

Guglielmo Bruno, in arte Willie Peyote, presenta il suo primo vero album, Educazione Sabauda, nella sua Torino in un CAP 10100 sold out, e con un centinaio di sfortunati rimasti alla porta.

Il pubblico e di quelli che non ti aspetti, dagli adolescenti in fissa per il loro idolo ai trentenni amanti dell’old school e del soul, perché Willie è un po’ così, trasversale ma sincero e riesce in quello in cui molti falliscono: parlare a tutti senza scadere nella banalità.

Il live è di quelli che già dalle premesse vuole rimanere impresso: oltre al fido Frank Sativa ai piatti c’è una band al completo a supportare l’MC torinese, per rendere al meglio il sound di Educazione Sabauda, intriso di soul e funk.

Il brano di apertura è il singolo Peyote 451, col quale si mettono subito le cose in chiaro: la sala è calda e Willie è davvero in forma. Tutti conoscono perfettamente a memoria i testi, il concerto è praticamente un unisono. Il primo ospite a salire sul palco è Maya Giglio, che con la sua voce graffiante e “black” contribuisce al sound swing de L’outfit giusto, insieme ad una fantastica sezione fiati capeggiata da Paolo Parpaglione (Bluebeaters). Si continua con Io non sono razzista ma e La dittatura dei non fumatori, anticipata dal sogno/incubo della dittatura vegana salutista. A questo punto sale sul palco una delle leggende dell’hip hop italiano, Tormento. Forse non a tutti i più giovani d’età presenti era chiaro cosa stesse accadendo, ma per quanto mi riguarda sentire la sua voce su La scelta sbagliata, ha dato letteralmente i brividi. Un dito alzato verso il cielo e Mantenere per ricordare l’amico di sempre, Primero.

Con i cori di Due Venti Contro (Giacomo Reinero), si passa a Willie Pooh, pezzo sincero, sull’amore di un “analfabeta sentimentale”. Un momento di relax prima di far saltare le costole in pratica: C’era una vodka,TmVB e Fresh e subito ricordo perché non bisogna stare sotto al palco ai concerti rap. Dopo questa botta il Peyote rispolvera alcuni brani dei precedenti ep (Le ragazze del Peyote Ugly e 1312) per poi invitare Paolito ed Ensi per Nessuno è il mio signore. Inutile dire che il calore riservato ad Ensi lascia sempre sbalorditi. Dietro i piatti c’è DJ Koma e si continua con un altro brano osannato dal pubblico, Oscar Carogna, seguito da Etichette, uno dei brani dal sound più oltreoceano del disco.

Altro ospite a salire sul palco è Hyst aka Taiyo Yamanouchi, che da una dimostrazione “a cappella” sul significato del termine “rappare”,e ci ricorda se mai ce ne fosse bisogno, di quanta qualità ci sia nel sottobosco dell’hip hop italiano. Insieme a Parpaglione al sax regalano una fantastica versione di “Dettagli”, altro brano che parla in maniera onesta e poco sdolcinata di relazioni e delle difficoltà nel mantenerle.

Quando il concerto si avvia al termine sale sul palco il signor Oscar Bruno, padre del nostro ma soprattutto ottimo batterista. Che bella giornata e E allora ciao e lasciatemelo dire: quando c’è un batterista col tiro non ci sono basi che tengano. Probabilmente il sound migliore della serata.

Dopo i bis di ordinanza, e senza la farsa della discesa e risalita sul palco, il buon “Gugi” saluta tutti e si va a farsi un “San Simone e una siga”. Sicuramente Torino ha trovato il suo profeta; ora però bisogna esportare il verbo.