Boomerang è la rubrica di Doyoulike.org che ti offre ogni mese dieci brani scelti e presentati dal nostro Valerio. La playlist è anche disponibile sull’account Spotify ufficiale di Doyoulike.org
1_ From Gagarin’s Point Of View /Esbjörn Svensson Trio da “From Gagarin’s point of view” (1999)
Ispirata all’astronauta sovietico Jurij Gagarin, primo uomo a volare nello spazio. Il parallelismo del videoclip è poesia visiva. Nell’atmosfera scura illuminata di fluorescenza blu una tuffatrice affronta il momento del lancio dal trampolino di una piscina dall’architettura simile ad un hangar aerospaziale. Non vi toglierete facilmente dalla testa le note del piano di Svensson.
2_ One percent / GoGo Penguin da ” v2.0″ (2014)
Scoperti in una serata al vino nel bistrot di un amico, non me ne sono più separato. In un’esecuzione da classico trio jazz piano – contrabbasso – batteria dove l’unica elettronica è quella dell’amplificazione del suono, la riproduzione della traccia che “salta” come in un cd danneggiato è geniale. È jazz classico contemporaneo, ha un’anima ed è ben fatto. Come tre imponenti colonne questi talentuosi musicisti inglesi reggono il frontone musicale di un tempio moderno del jazz che sarebbe un peccato non visitare. Assolutamente da ascoltare gli album “v2.0” e “Man Made Object”.
3_ Black Radio / Robert Glasper Experiment ft. Mos Def da “Black Radio” (2012)
L’ammiraglio della grande nave della Black music contemporanea si è guadagnato con il disco del 2012 “Black Radio” il Grammy come miglior album R&B. Parte un hip hop cavalcante con in sella il fantino consumato Mos Def che incalza e aizza il ritmo, poi attacca con solennità jazz il piano di Robert e Mos diventa melodico e poi via insieme in questo alternarsi contrastante tra due generi che negli arrangiamenti di Glasper sembrano conoscersi da sempre.
4_ Early summer / Ryo Fukui da “Scenery” (1976)
Ryo a 22 anni inizia a suonare il piano da autodidatta e dopo 6 anni compone “Scenery”. Era il 1976 e questo album è diventato memorabile nella storia del jazz, non solo nipponico. Early summer è un pezzo piacevole quanto ipnotico. La sferzata ritmica iniziale, leggera e calda chiama all’azione contrabbasso e batteria in un’orgia groove di 10 minuti avvincenti che non possono fare da sottofondo come nel cliché del classico jazz da ascolto, ma che anzi richiamano magneticamente al movimento almeno la metà degli arti disponibili.
5_ Zure / Ryuichi Sakamoto da “Async” (2017)
Celebro e onoro la totale libertà di cui dispongo in questa rubrica proponendovi ascolti che difficilmente vi verranno propinati in altri spazi musicali meno liberi. Questa è un’esperienza sonora. Chiudete gli occhi e vedrete con l’udito. Spoiler: uno che si scinde in due parti che si allontanano in direzioni opposte disturbate nell’interferenza di battiti cardiaci metallici. Questo è ciò che vedrete. Le tracce di questo album sono spazi riflessivi.
6_ In The Castle Of My Skin / Sons Of Kemet da “Lest We Forget What We Came Here To Do” (2015)
Avete mai ballato in preda ad una potente sensibilità ancestrale per i ritmi tribali che quasi non vi apparteneva facendovi sentire dei tarantolati? Ok. Se non lo avete mai fatto potreste invocare la vostra attitudine alla danza ascoltando questo coinvolgente ethio-jazz. Quattro componenti per una formazione inusuale con clarinetto/sax, tuba e due set di batterie. Tra le collaborazioni Mulatu Astatke e The Heliocentrics (presenti all’edizione del Locus Festival di quest anno), meritano tutta la nostra attenzione e ogni goccia di sudore da ballo.
7_ Letter to E /Adam Baldych da “Adam Baldych” (2014)
In tutti i set di questa playlist non è presente il violino. Bisogna porre subito rimedio. Serve un violinista polacco, il migliore in circolazione. Deve essere classico ma contemporaneo, che magari sappia tirar fuori suoni e timbri sempre diversi dalle sue corde e che abbia anima oltre che tecnica. Ok, Baldych andrà benissimo.
8_ Spain / Bobby McFerrin & Chick Corea da un live
Volete ascoltare come voce e piano possono essere utilizzati come strumenti sbalorditivi nel pieno delle loro possibilità in un’esecuzione non solo piena di virtuosismi ma anche emotivamente coinvolgente? Bene, questi due artisti che non necessitano di presentazioni fanno perfettamente al caso vostro.
9_ Weak / Gretchen Parlato da “In a dream” (2009)
Visto che di Gretchen qui abbiamo solo parlato, ora ascoltiamola.
10_ Kaleidoscope / BadBadNotGood da “III” (2014)
I canadesi veloci. Nervoso e rapido il batterista segue i passi sfuggenti e decisi del bassista e il tastierista che non è da meno percuote il piano producendo suoni che sembrano rintocchi di una grande campana. Hard jazz. Avvincente.