DISCOVERING – Trizio, dalla chitarra alla black music

a cura di Giorgia Groccia

Trizio, nome d’arte di Patrik Roncolato, nasce come chitarrista, presenziando in formazioni, originali e non, di generi molto diversi ma sempre con una direzione pop con elementi ritmici dalla black music. Da sempre affamato di nuove conoscenze musicali, non è rara la compresenza di molte fonti d’ispirazione dalla provenienza più disparata, senza per questo sfociare nel bizzarro. Crescendo come chitarrista, emerge la volontà di esprimersi anche con voce, accompagnandosi con chitarra (soprattutto elettrica, a volte acustica) scegliendo di venire affiancato da musicisti con i riferimenti musicali hip hop e funk.

Di recente è uscito un nuovo singolo dal titolo Guardo Indietro

Ecco cosa ci ha raccontato!

  • Quale pensi debba essere il messaggio che un ascoltatore dovrebbe recepire ascoltando Guardo Indietro?

Credo che non ci sia propriamente un messaggio chiaro, è più che altro l’emozione provocata che a me interessa: una sensazione di pace con sé stessi, nonostante tutte le volte in cui si è in conflitto o in disappunto. Nel pre-ritornello si rievoca la sensazione di quando ci si sentiva con piccole cose i “re del mondo”; nel ritornello si affrontano le azioni passate con un viso “poco serio” dove “non mi pento”. Tutte le altre immagini e visioni le lascio percepire ed interpretare liberamente a chi deve ancora ascoltare il pezzo.

  • Nella tua musica ci sono numerose influenze, definirti it-pop è riduttivo. Hai voglia di raccontarci un po’ quali elementi compongono un tuo brano? 

Credo sia più corretto definirmi pop soul di fatto. I miei brani non possono esserci senza le chitarre e i bassi che mi diverto a scolpire, qualche volta anche aggiungendo dei fraseggi dallo stile nu soul. Nei brani che scrivo non possono mancare sintetizzatori che suggeriscano un ambiente sognante. Cerco sempre di creare architetture complesse e tridimensionali per coinvolgere e far notare nuovi dettagli ad ogni ascolto. Lavoro ad un brano per settimane per questo motivo.

  • Percepiamo, forse anche solo a livello estetica, un’influenza che deriva dal lo-fi americano. Sbagliamo? Ti piace qualcosa in tal senso?

In questo brano sicuramente sì, l’idea è partita da lì. E’ un genere che apprezzo e che funziona molto, al punto che spopola da anni l’internet (anche tramite meme). Ha lasciato degli elementi, delle eredità, in tutti i generi musicali, come ha fatto anche la musica trap. Dunque, quale miglior genere per esprimere la claustrofobia del lockdown.

  • Sei attento anche alla scena italiana? Qualcosa che non dovremmo assolutamente perderci?

“Scena italiana” mi sa tanto da modaiolo, quindi può darsi che qualcosa conosca e qualcosa no. Vorrei casomai far notare artisti già relativamente conosciuti ma che meritano molto di più per il livello della loro musica: Davide Shorty e Ainè. Il primo ha fatto un ottimo lavoro a Sanremo in questi giorni, ma il secondo andrebbe maggiormente riconosciuto per la musica che sta pubblicando; stile incredibile.

  • In quale città ti trovi in questo momento? Come state vivendo la pandemia?

A Padova manca la movida e si sente, però ci si può muovere abbastanza. Ora torneremo in zona arancione (lunedì 8) ma ormai non mi cambia più molto. Finchè il coprifuoco è alle 22 sicuramente siamo tutti un po’ più “bravi ragazzi” ma sinceramente non vedo l’ora di tornare a fare un po’ di serate, live compresi.

  • Quando potremmo ascoltare un tuo disco?

Sinceramente, boh. Voglio proseguire e fare le cose il meglio possibile; un disco è una cosa importante, se uscisse in sordina non me lo perdonerei ma soprattutto non mi darebbe soddisfazioni. Sono una persona molto paziente e credo che questo mi ripagherà in futuro. Per adesso, ho in programma di uscire con un featuring e di pubblicare un remix, quindi se ne riparla sicuramente più avanti. Tenetevi aggiornati sui miei social per sapere tutto a riguardo!