REPORT – I tre giorni di TOdays Festival 2019

a cura di Marika Palumbo

Tornare alla propria quotidianità dopo le vacanze e dopo tre intensi giorni trascorsi tra lo sPAZIO 211 e l’ex Fabbrica INCET per il TOdays festival, richiede forza e coraggio. Per coloro che non hanno avuto modo di vivere in prima persona la quinta edizione del TOdays, ecco il racconto, le impressioni e le sensazioni di Doyoulike.org.

Anche quest’anno il TOdays non si smentisce. La portata della line-up di questa edizione non lascia delusi i suoi partecipanti sebbene, rispetto agli scorsi anni, presenti delle scelte coraggiose che fortunatamente non intaccano l’animo, la coerenza e la ricercatezza che da sempre la caratterizza. Anzi, gli artisti di questa quinta edizione sono forse ancora più ricercati – tanto che spesso ho sentito dire da molti “Non conosco nessuno quest’anno!” – ma comunque assolutamente apprezzati. Apprezzabile è sicuramente l’intento (riuscitissimo) di trascinare all’interno del festival diversi generi musicali che coesistono armoniosamente proponendo live show di band internazionali difficilmente intercettabili e la scoperta di nuovi artisti. 

Un’altra impressione è che non ci sia un vero e proprio headliner giornaliero, l’artista di punta che generalmente suona in coda a tutti gli altri in programmazione. La successione delle band, infatti, non segue nessuna specie di gerarchia: vediamo un Bob Mould quasi entusiasta di suonare già alle 18:00 o l’immenso Johnny Marr suonare alle 20:30 prima di Jarvis Cocker. Questa scelta da parte del direttore del festival Gianluca Gozzi porta ad avere una grande affluenza di spettatori sin dall’inizio dei live, aspetto da non sottovalutare poiché non proprio scontato.

Il festival comincia allo sPAZIO 211 con Bob Mould. Sale sul palco accompagnato solo dalla sua Stratocaster e si presenta con un repertorio che è un mix tra la sua carriera da solista e quella con gli HuskerDu. Il risultato è un pubblico già carico e una fila di fan in attesa di poterlo incontrare subito dopo il live. Segue il live degli americani Deerhunter con un Bradford Cox in ottima forma ed è finalmente il momento degli attesissimi Spiritualized. Jason Pierce coordina la band isolandosi a destra del palco, come per dirigere il tutto alla perfezione a discapito forse di una presenza scenica più coinvolgente nei confronti del pubblico. Sul palco sono presenti anche tre coriste che donano un animo gospel a tutto il live, culminando in un’inaspettata cover di Happy Day. Seguono i Ride, band annunciata successivamente in sostituzione dei Beirut, con uno shoegaze più puro rispetto ai colleghi precedenti. Anche loro ci regalano un mix di brani che vanno dai grandi classici alle produzioni più recenti e post-reunion. Dopo i live della prima giornata allo sPAZIO 211, ci spostiamo all’ex Fabbrica INCET per il live di Dengue Dengue Dengue, il duo che può prendersi il merito di aver portato la cumbia al TOdays.

La seconda giornata inizia con Adam Naas, artista particolarmente apprezzato dal pubblico – quasi sorprendentemente – e One True Pairing, progetto di Tom Fleming dei Wild Beasts. Ma parliamoci chiaro, il live più atteso della giornata è quello dei Low (almeno personalmente) e finalmente arriva il loro turno. Compaiono al tramonto e in un sacro silenzio. Un live da pelle d’oca, dall’inizio alla fine. Il pubblico non riesce a staccare gli occhi dal palco, intorno a me solo espressioni che mostrano estasi. La sacralità del momento – “sacro” è l’aggettivo che secondo me più rispecchia quello che i presenti hanno vissuto – viene smorzata ma anche in un certo senso alimentata dalle parole di Alan Sparhawk. Forse, percependo quel senso di isolamento che la band ha creato in ognuno di noi, esordisce con una proposta di amicizia nei nostri confronti ricordandoci che non siamo soli: “If you don’t have any friends, I’m your friend. I would like to live forever and become friend to all of you assholes”. Amore e insulti, proprio come i veri amici. Sto ancora male. L’atmosfera cambia completamente con Hozier che si presenta sul palco con una formazione di 8 elementi. La band emana una forte energia, coinvolge il pubblico – leggermente diverso da quello dei Low che si gode lo spettacolo alle periferie dell’area concerti. Il giovane irlandese canta intona anche un Happy Birthday per il compleanno della mamma, spettatrice speciale dietro le quinte, e conclude il suo live con il singolo che lo ha resto famoso Take Me To Church. Si torna in massa all’ex Fabbrica Incet per i Cinematic Orchestra che, oltre ad un intero show mozzafiato, ci regalano To Built A Home – forse il brano più pop della band – che elimina archi e cori lasciando spazio ad una versione da brivido.

Il Day 3 comincia al meglio con il funky dei Parcels che sembrano quasi il risultato di una fusione tra Daft Punk e Phoenix. Sono giovani, freschi, belli e creano un’atmosfera in perfetta sintonia con il mood domenicale. Salgono sul palco i Balthazar che mantengono viva l’atmosfera frizzante iniziata dai Parcels ma l’attesa è tutta per Johnny Marr, chitarrista della storica band The Smiths per cui, assieme al leader Steven Patrick Morrissey, ha composto la maggior parte dei brani. Marr è uno showman: corre, salta, fa’ smorfie e sembra entusiasta di essere sul palco del TOdays. La sua scaletta comprende brani tratti dal suo progetto solista, la cover di I Feel You dei Depeche Mode e ben quattro brani degli Smiths. Tra il pubblico si percepisce l’attesa e l’impazienza di ascoltare i brani della storica band – sono circondata da t-shirt degli Smiths – e probabilmente lo percepisce anche Marr, tanto da chiedere al pubblico  stessi di scegliere un brano. La domanda è inaspettata e di fatto riceve timide risposte: avreste mai pensato di trovarvi d’avanti Johnny Marr che vi chiede cosa vorreste ascoltare? Decide autonomamente e parte This Charming Man. Mi guardo intorno e vedo gente di tutte le età vivere un momento unico. Sono tutti lì, anima e corpo. Il live di Marr si conclude nel migliore dei modi con There is light that never goes out, colonna sonora di tanti. Sto ancora male, again.

Ci asciughiamo le lacrime e rimettiamo a posto i pezzi per Jarvis Cocker, ex leader dei Pulp, che si esibisce con il suo nuovo progetto Jarv Is. Il suo è uno show a tutti gli effetti. Balla, coinvolge e intrattiene costantemente il pubblico con domande, monologhi e riflessioni. Il festival si conclude in bellezza con il live di Nils Frahm all’ex Fabbrica INCET. Il giovane compositore tedesco si destreggia abilmente tra synth, consolle e tastiere e regala al pubblico del TOdays, fortemente provato dalle intense giornate di festival, una più che degna chiusura.

Come ogni anno – da ormai 4 edizioni – mi sento piena dell’esperienza TOdays. Un festival a misura d’uomo, perfettamente godibile, proprio come la città che lo ospita. Sebbene la notizia delle dimissioni come direttore artistico di Gianluca Gozzi sia ormai nota, noi di Doyoulike.org spereremo comunque in una sesta edizione.

Grazie TOdays perché da quattro anni attendo con ancora più piacere la fine dell’estate.