REPORT – The Tallest Man on Earth a Milano, una sensazione di pienezza

a cura di Marika Palumbo

Pienezza. E’ la sensazione che si prova dopo aver assistito all’ultimo concerto di The Tallest Man on Earth tenutosi all’ Alcatraz di Milano lo scorso Giovedì 15 Settembre.

Lo svedese Kristian Matsson, meglio conosciuto come The Tallest Man on Earth, è un cantautore folk nonché un poliedrico musicista autore di quattro album e due EP . Dal 2006 sì è affermato come un grande artista sulla scena musicale folk e indie folk.  L’uscita a Maggio del suo nuovo album, Dark Bird is Home, ha dato il via ad un tour che prevede anche tre date in Italia di cui la prima a Milano e le successive a Torino e Roma che lo ospiteranno a febbraio 2016.

Ad aprire il concerto di TTMOE è Phil Cook, grande amico di Kristian, come lo stesso cantante ci rivela tra un brano e l’altro. Con grande ironia ringrazia il pubblico italiano per il calore offertogli ma è un calore spontaneo provocato dalla bellezza dei suoi brani folk eseguiti con chitarra e voce e dalla sua continua e divertente interazione con il pubblico.

L’attesissimo The Tallest Man on Earth apre il concerto con una personale ma anche prevedibile cover di Moonshiner, storico brano dell’intramontabile Bob Dylan al quale l’artista è stato più volte paragonato. Le emozioni vengono stimolate dall’epocale Fields of Our Home, traccia di apertura del nuovo album, che permette a TTMOE di introdurci alle atmosfere del suo nuovo lavoro.  A seguire la ritmata Slow Dance e la famosa 1904 cantata dal pubblico fino all’ultima parola.

 Uno dei momenti memorabili della serata è l’esecuzione dell’intensa Love is All eseguita solo da Kristian e dalla sua fedele chitarra; l’emozione provocata da questo brano è decisamente forte quando lo si ascolta in radio o da un lettore mp3 ma diventa indescrivibile nel momento in cui viene eseguita dal vio. L’intensità del momento continua con The Gardener e Thousand Ways mentre con Sagres tornano la band e le atmosfere che caratterizzano l’ultimo lavoro dell’artista.

ttoeDopo il viaggio tra presente e passato attraverso il nuovo ed il vecchio album assistiamo a If I Could Only Fly, cover di Blaze Foley, e successivamente torniamo al passato ancora una volta con The Wild Hunt e la favolosa Revelation Blues che non ha ovviamente deluso le aspettative.

The Tallest Man on Earth si presenta come un piccolo grande uomo pieno di energia; sul palco non riesce a stare fermo ma coinvolge il pubblico correndo e saltando da una parte all’altra e senza mai smettere di emozionare con le sue grandi capacità di musicista. Lancia plettri alla fine di ogni brano e guarda negli occhi i suoi fan durante l’esecuzione dei brani.  Dopo Revelation Blues, la dolce atmosfera che una singola chitarra produce continua con Criminals e si evolve con l’esecuzione al piano di Little Nowhere Towns, anticipata da uno scambio di battute con il pubblico date dall’incredulità nell’abbandono della sua caratteristica esecuzione dei brani alla chitarra. Aspetto che ci rivela la poliedricità di questo grande artista che ci trasporta nel suo mondo senza troppe difficoltà.  Seguono gli ultimi tre brani: Where The Bluebirds Fly, King of Spain e Dark Bird is Home, brano che da il nome all’ultimo album di TTMOE e che chiude il concerto proprio come chiude lo stesso Album.

La band rientra dopo qualche minuto e dopo un forte incitamento ed una forte impazienza dimostrata dal pubblico presente. La band esegue il brano che manca per concludere il viaggio tra i brani che caratterizzano la musica di The Tallest Man on Earth: The Dreamer. Dopo la particolare interpretazione di The Dreamer, i membri della band si riuniscono in due cori facendo da sfondo all’esecuzione del brano che chiude definitivamente il concerto e quindi con Like The Wheel.

Quello che resta dopo un concerto di questo genere è un senso di pienezza. Una pienezza dovuta all’aver soddisfatto la maggior parte dei sensi che ci appartengono. Le sensazioni che questo piccolo grande uomo riesce a provocare sono frutto di grandi capacità musicali e umane. Quello che resta dopo un concerto di questo genere è la voglia di comprare un altro biglietto e riviverlo.