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REPORT – WILLIE PEYOTE torna in Puglia per l’ennesimo sold out
a cura di Gigi Salvemini
Una domenica sera speciale quella del 17 Giugno all’Eremo Club di Molfetta, un appuntamento che i seguaci di Willie Peyote non potevano assolutamente perdere. Quanto immancabile è stato per noi. Un’artista che seguiamo da anni (nel 2016 abbiamo recensito il suo live al CAP 10100) e che abbiamo avuto il piacere di intervistare un mesetto fa. Ma questa volta sapevamo che la situazione sarebbe stata completamente diversa rispetto all’ultimo live seguito.
Dopo il tour instore nei negozi di dischi, Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, torna in Puglia con il suo album Sindrome di Tôret, accompagnato da Frank Sativa.
L’Eremo Club è sold out ed era immaginabile: Peyote in questi mesi, dando prova della sua maturità artistica, ha raccolto intorno a sé un consenso che coinvolge dalle nuove generazioni agli amanti del genere. Un genere che esce dagli stereotipi del classico rap italiano, ma non dimentica di rappresentare un grido di ribellione che spesso, nei testi e nei pensieri del cantante torinese, abbraccia gli aspetti sociali e politici.
Sale sul palco in orario e gli spettatori vanno subito in visibilio quando apre il live con 7 miliardi. E’ interessante vedere così tanti ragazzi e ragazze cantare a squarciagola ogni canzone, fa capire quant’è forte il legame che Willie Peyote è riuscito a stringere con i propri fans. Aldilà di un grande ed interessante artista (anche per gran parte della critica musicale italiana), si ha la netta sensazione di avere di fronte un ragazzo intelligente, un artista che in modo molto formale, quasi fosse un presentatore televisivo, riesce ad intrattenere, interagire e argomentare il live con discorsi che spaziano dall’amore alla società, con chiari riferimenti politici.
Quasi due ore di live che racchiudono tutti i principali successi dell’ultimo album ma anche brani che hanno caratterizzato l’exploit di Peyote, nella tracklist infatti c’è anche molto spazio per brani dei precedenti album Educazione Sabauda e Non è il mio genere, il genere umano. Willie Peyote conferma di essere un artista che andrebbe realmente seguito. Un ragazzo semplice con uno stile pulito e anticonformista. Quello che piace di Peyote è l’essere riuscito a contaminare il rap con generi e suoni che spesso si allontanano dallo stereotipo del rapper. Forse è il caso di Giusto la metà di me, un brano che ricorda molto i suoni soul e jazz.
In attesa di qualche interessante novità, alle quali Peyote ci ha abituati, speriamo di rivederlo subito in Puglia, chissà sarà un’altra “Ottima scusa” per ascoltare altra ottima musica.
(Foto archivio di Benedetta Balloni)