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«The Car» nuovo album degli Arctic Monkeys – Le recensioni
A cura di Martina Castronovi
Devo ammetterlo, quando nel 2018 ho ascoltato per la prima volta il sesto album degli Arctic Monkeys, Tranquillity Base Hotel + Casino, mi è preso un colpo. Dove erano finite le chitarre acide e le tracce indie-rock (dal sound anche un po’ sexy, se vogliamo) di AM? Poi mi son detta «Dai, non essere ottusa, è normale che gli artisti si evolvano, cambino e si dedichino a progetti musicali nuovi, diversi». Ma niente, non faceva proprio per me. E più ascoltavo quei nuovi pezzi, più provavo nostalgia per le Scimmie Artiche di una volta. Ho apprezzato il loro coraggio nel voler cambiare e stravolgere tutto, però.
Oggi è stato pubblicato il settimo album degli Arctic Monkeys, The Car. Incuriosita, prendo le cuffiette e decido di ascoltarlo tutto d’un fiato. All’inizio ero un po’ scettica, ma tra una sonorità retrò e un’orchestra di archi, me ne sono innamorata. La voce di Alex Turner è avvolgente, calda. Mi sono lasciata trasportare da quest’atmosfera raffinata dei “non così nuovi” Arctic Monkeys e l’estetica più elegante e meno rockettara questa volta mi ha definitivamente convinta. Subito dopo ho googlato il titolo dell’album per leggere qualche recensione. Eccone alcune:
Pitchfork – voto 8.0
“The Car, il loro settimo album in studio, è pieno di deviazioni, non sequitur e treni di pensiero persi, tenuti insieme dalle linee vocali ondeggianti di Turner e da un’orchestra sempre pronta come un giocattolo a molla che aspetta di essere rimesso in moto. Ma, come nel caso del suo predecessore, più tempo si passa nel suo labirinto, più chiari diventano i suoi temi: The Car è un album di amore, desiderio e dubbio, e l’offuscamento serve a rafforzare la convinzione che le verità più semplici sono le più difficili da scoprire.”
NME – 5 stelle su 5
“The Car fa un po’ di strada per risolvere alcuni dei difetti dell’ultimo disco. Pur crescendo in statura una volta superato lo shock iniziale e dimostrando di essere selvaggiamente divertente dal vivo, c’erano ancora alcune critiche da fare a Tranquility Base Hotel + Casino: forse era troppo lento e monocorde, forse la band al completo era sottoutilizzata come interprete, forse sembrava più un disco solista di Turner. Su The Car, invece, Jamie Cook, Nick O’Malley e Helders sono presenti e potenti; guidati dal songwriting e dalla delicata performance vocale di Turner, ma senza mai cedervi: “Body Paint”, una spavalda epopea ispirata agli anni ’70, vede la band titornare al suo suono un po’ più “feroce”. Se la tavolozza monocromatica di Tranquility Base Hotel + Casino aveva messo gli Arctic Monkeys al riparo da tutto, qui i loro colori fioriscono.”
Rockol – voto 8.0
“Ora, con The Car, gli Arctic Monkeys recuperano e stravolgono ancora le proprie personalità con un lavoro che supera il precedente nella sua raffinatezza compositiva e nei nuovi orizzonti sonori che raggiunge, pur non superando certe vette stilistiche raggiunte dal gruppo nel corso dalla sua carriera. L’atteggiamento che caratterizza i quattro musicisti inglesi recupera lo spirito di diverse epoche passate, toccando gli anni Settanta con gli archi e i cori di “Body paint”, o guardando agli anni Ottanta per i riff di chitarra di un brano dalla ritmica fantasiosa come “Hello you”, pescando anche immagini dai Sessanta grazie alla chitarra wah-wah di “Jet Skis On The Moat” o alla tensione cinematografica creata dall’orchestra di “Big ideas”.
SentireAscoltare – voto 7.4
“L’opener “There’d Better Be A Mirrorball” fa registrare il brano più romantico della band dai tempi di “Cornerstone”. Nel silenzio che segue l’elegantissimo intro, gli accordi di piano fanno pensare a un attacco alla Bennie And The Jets. Invece la canzone scivola via raffinata e retrò, su un’impalcatura che sembra provenire da un noir francese degli anni 60. Poco dopo, il funk a colori di “I Ain’t Quite Where I Think I Am” viaggia nel tempo di un altro decennio, offrendo interferenze degne del Duca Bianco e, soprattutto, un groove plasticoso e uptempo che rimane unico all’interno del disco. Un po’ fuori posto, ma si lascia apprezzare.”
The Car è stato accolto in maniera abbastanza positiva dalla maggior parte della critica internazionale. E vi dirò, mi ha fatto venire voglia di riascoltare Tranquillity Hotel Base + Casino. Così come gli artisti cambiano, anche i gusti cambiano, si evolvono. Forse nel 2018 non era la mia cup of tea – chissà, magari oggi potrei apprezzarlo di più.