Un’ora in giro per i festival musicali italiani. Conversazione con Luigi Lupo sul suo ultimo libro “Sottopalco. Viaggio nei festival musicali italiani”

A cura di Martina Castronovi

L’Italia non è un Paese per Primavera Festival, Sónar o Glastonbury e meno male – è questo uno dei punti chiave del secondo libro di Luigi Lupo, giornalista e podcaster, nonché ex editor di DOYOULIKE.ORG. Anche se nel 2021, l’espressione “no-vax” cominciava a non riferirsi più solamente ai genitori che non permettevano ai loro figli di vaccinarsi con l’antitetanica, ritornare a godersi anche solo un concertino punk dal vivo al pub dietro casa sembrava, comunque, ancora un miraggio. Figuriamoci pensare di ritornare ad un festival. È proprio durante questo stop dovuto alla pandemia che Lupo ripensa a quanto gli manchi la musica live e scava nei suoi ricordi in cui, sicuramente, esperienze musicali non mancano. Nasce così Sottopalco. Viaggio nei festival musicali italiani, che, come suggerisce il titolo, è un vero e proprio viaggio in giro per l’Italia alla scoperta di tanti, diversi festival italiani. Domenica 16 ottobre siamo stati alla presentazione del libro di Lupo a Trani, città che quest’anno è stata anche tappa, con il concerto di Paolo Nutini, del famoso Locus Festival. Qui ci è stato possibile dialogare con l’autore.

“Vi sono alcuni festival italiani, come Locus Festival oppure Ortigia Sound System che hanno avuto un impatto molto forte sul territorio, in questi casi, è impossibile non considerare quanto festival, territorio e turismo si influenzino reciprocamente e costantemente

Chi pensa al Locus Festival senza teletrasportarsi in un trullo in campagna in Valle d’Itria mente. Sia il Locus che Ortigia Sound System hanno contribuito a rendere questi luoghi, di per sé già incredibilmente belli, dei veri e propri place to be. La musica, dunque, ha valorizzato il territorio e il territorio, in qualche modo, ha anche valorizzato la musica.

“Il Club to Club offre line-up sempre molto interessanti, dove non mancano mai artisti nuovi, a cui piace sperimentare con synth e vocals. È il festival dell’avant-pop. Per gli organizzatori, tra cui Sergio Ricciardone, intervistato anche per Sottopalco, una delle ispirazioni principali è stata (e sarà sempre) la figura di Franco Battiato e la sua musica capace di unire l’avanguardia al pop mainstream.”

Queste parole dell’autore riassumono benissimo l’essenza del Club to Club, un festival torinese che stupisce con i suoi ospiti che spaziano tra cantautorato, sperimentazioni elettroniche, per citarne alcuni Nicolas Jaar, James Blake, Arca e, nel 2014, anche il grande Franco Battiato.

MiAmi Festival, che vede tra gli organizzatori l’abilissimo Carlo Pastore, è riuscito a creare il fenomeno di “fidelizzazione del cliente” perciò il fan di Cosmo che ci è andato nel 2018 e che ci è tornato nel 2019 per un altro artista del cuore, ci tornerà nel 2022 anche se la line up non lo fa impazzire.”

Il concept di MiAmi, con le sue grafiche dal taglio, ci permettiamo di dirlo “dolce”, si rifà ad una canzone romantica. E no, non parliamo del romanticismo della canzonetta sanremese. Ma di un romanticismo moderno, più “indie”. Alla portata di tutti, dai più adulti ai giovanissimi. Una strategia di comunicazione ad hoc, completata da line up convincenti – e così nasce uno tra i festival musicali più amati d’Italia.

In Sottopalco, Luigi ci parla anche di altri festival come Medimex, Ferrara sotto le Stelle, Beaches Brew, Ypsigrock. Dopo averlo letto, non vogliamo perdercene neanche uno.

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