DISCOVERING – Cos’hanno in comune il pop e il jazz? La risposta è IDA NASTRI

Cos’hanno in comune il pop e il jazz? La risposta da adesso sarà solo e soltanto una: Ida Nastri. Fuori il 20 novembre con il suo nuovo primo brano intitolato Comfort Zone, pubblicato da Romolo Dischi e distribuito da Pirames International. Una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti del libero arbitrio e nei confronti del vivere ogni momento al meglio delle proprie capacità, riuscendo cosi a sgattaiolare a di là della propria comfort zone, appunto. Noi di Doyoulike abbiamo chiacchierato con lei, eccone il risultato:

  • Raccontaci del tuo singolo d’esordio, Comfort Zone.

E’ stato scritto, registrato e prodotto durante il lockdown e da questo si capiscono già molte cose. E’ una riflessione scaturita dalla situazione in cui ci siamo ritrovati: bene o male tutti abbiamo dovuto lasciare la nostra Comfort Zone, anche se paradossalmente eravamo chiusi in casa. Ma ho capito che in generale nella vita è sempre bene trovarsi preparati ai cambiamenti che non dipendono da noi. Il brano vuole quindi emanare positività. Giuseppe Salvaggio, con cui lavoro in tandem, ha fatto un ottimo lavoro nella produzione per dare al brano le giuste sonorità.

  • Quando e come hai deciso di dedicarti completamente alla musica?

Dopo che mi era stato proposto un lavoro che non mi avrebbe permesso di farla come attività principale. Pensare di stare 8 ore in ufficio a fare altro mi faceva disperare solo all’idea. Decisi quindi di laurerarmi in Conservatorio per poter lavorare anche nell’insegnamento della musica e renderla mia principale fonte di guadagno. E’ stato un periodo molto duro perchè dovevo comunque fare dei lavori almeno part time per pagarmi gli studi, ma superare queste difficoltà egregiamente mi ha fatto capire che era realmente quello che volevo. Di grande aiuto e appoggio in questa scelta è stato mio fratello Luca, sassofonista, che aveva spianato prima di me questa strada in famiglia.

  • Il jazz ha influito in questa nuova fase del tuo progetto?

Tutte le esperienze che ho fatto musicalmente e non, penso che inevitabilmente siano confluire nella mia musica. Quindi indubbiamente anche il jazz. Ma ne sono felice: tutti gli artisti anche italiani che seguo di più alla fine hanno avuto o tuttora hanno a che fare con il jazz, pure se possiamo identificare la loro musica come pop. Chi viene dal jazz scrive in modo più interessante e meno scontato, almeno per me. Quindi ben venga se porta a questo risultato anche nei miei brani.

  • Quali sono gli album che hanno cambiato la tua vita?

Lista infinita perchè ascolto di tutto. Però se dovessi scegliere i più significativi della mia vita li lego anche dei periodi in cui li ho ascoltati di più e quindi mi tornano alla mente ricordi nostalgici di viaggi, persone, stati d’animo, estati, amori. Divas, compilation con artiste del calibro di Celine Dion e Aretha  Franklin che è il primo cd che ho comprato da piccolina. Ricordo sempre da ragazzina di aver consumato un Janis in Concert di Janis Joplin. E poi Anime Salve di De Andrè, Paolo Conte, Come è profondo il mare di Dalla. Nel jazz Kind of Blue, Chet Baker Sings, Music for large and small ensembles di Wheeler, Carmen Sings Monk. Ma anche Led Zeppelin IV, Beatles forse il più significativo per me è Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Lateralus dei Tool. E poi Mama’s Gun di Erykah Badu, The Miseducation of Lauryn Hill. Tidal di Fiona Apple. 

  • Raccontaci come si evolverà il tuo progetto nei prossimi mesi. 

Abbiamo anche altri brani pronti da far uscire prossimamente e inoltre continuo a scrivere. Ovvio che rispetto alla scrittura ci sono periodi dell’anno più produttivi di altri. Inoltre quando si potrà tornare a fare concerti spero di poter suonare dal vivo.